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- Nel 2023, l'11% degli adolescenti ha usato psicofarmaci senza prescrizione.
- Performance: il 46,8% usa farmaci per migliorare l'attenzione.
- Dal 2001 al 2019 diagnosi di disturbi sono triplicate.
L’allarmante escalation dell’uso di psicofarmaci tra i giovani rappresenta una sfida complessa e urgente per la salute pubblica. Diversi studi e ricerche recenti, tra cui l’indagine “ESPAD® Italia” condotta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), mettono in luce un incremento preoccupante nell’assunzione di tali farmaci senza prescrizione medica, soprattutto tra gli adolescenti. Questo fenomeno, in crescita dal 2010, solleva interrogativi profondi sulle motivazioni, i rischi e le possibili strategie di intervento.
Un quadro in evoluzione: i dati e le tendenze
Nel 2023, l’11% degli adolescenti italiani ha ammesso di aver fatto uso di psicofarmaci senza una regolare prescrizione medica. Questo dato, il più alto mai registrato dallo studio ESPAD, evidenzia una tendenza inequivocabile. Sebbene una parte significativa di questi studenti (tra il 49% e il 51%) dichiari di assumere tali farmaci solo occasionalmente, la diffusione del fenomeno rimane motivo di seria preoccupazione. Parallelamente, si registra un aumento dell’uso di sedativi, ipnotici e ansiolitici tra adolescenti e giovani adulti, con una crescita particolarmente marcata a partire dal 2011. Uno studio condotto dalla Rutgers Health, pubblicato su “Addiction”, ha rilevato un aumento di tre volte nelle diagnosi di disturbi legati all’uso di questi farmaci tra gli adolescenti e di cinque volte tra i giovani adulti tra il 2001 e il 2019.
Le ragioni dietro l’aumento: performance, immagine e sballo
Le motivazioni che spingono i giovani ad assumere psicofarmaci senza controllo medico sono molteplici e complesse. Tra le ragioni più frequentemente citate, spiccano:
Il desiderio di migliorare le performance scolastiche (46,8% per i farmaci per l’attenzione).
La ricerca di un miglioramento dell’aspetto fisico (72,5% per i farmaci per le diete).
La volontà di sentirsi meglio con sé stessi (36,6% per i farmaci per dormire e 54,6% per i farmaci per l’umore).
Non va sottovalutato, inoltre, l’uso di psicofarmaci con il solo scopo di “sballarsi”, una pratica pericolosa che può portare a conseguenze gravi, soprattutto se combinata con alcol o altre sostanze. La facilità di reperimento dei farmaci, spesso disponibili in casa o facilmente acquistabili online, contribuisce ad alimentare il fenomeno. Durante il periodo della pandemia, la difficoltà di accesso ad altre sostanze illecite ha portato molti giovani a sperimentare con farmaci trovati in casa, innescando un circolo vizioso di autocura e abuso.

I rischi e le conseguenze: dipendenza e vulnerabilità
L’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica comporta rischi significativi per la salute fisica e mentale dei giovani. Tra le conseguenze più gravi, si annoverano:
Rischi comportamentali.
Disturbi iatrogeni.
Dipendenza, in particolare da benzodiazepine e barbiturici.
Obnubilazione e alterazione delle capacità cognitive.
Aumento del rischio di incidenti e comportamenti pericolosi, soprattutto se combinati con alcol o altre sostanze.
Le ragazze sembrano essere particolarmente vulnerabili a questo fenomeno, a causa di una maggiore attenzione all’immagine corporea, una minore stigmatizzazione dell’uso di farmaci rispetto ad altre sostanze illecite e una maggiore difficoltà di accesso ai canali di spaccio tradizionali.
Strategie di intervento: prevenzione, informazione e consapevolezza
Per contrastare l’aumento dell’uso di psicofarmaci tra i giovani, è necessario un approccio integrato che coinvolga scuole, famiglie, operatori sanitari e istituzioni. Tra le strategie di intervento più efficaci, si segnalano:
Campagne di prevenzione e informazione nelle scuole e nelle famiglie, per sensibilizzare sui rischi e le conseguenze dell’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica.
Formazione degli operatori sanitari, per migliorare le pratiche di prescrizione e identificare precocemente i segni di abuso.
Limitazione dell’accesso ai farmaci, attraverso un controllo più rigoroso delle vendite online e una maggiore attenzione alla conservazione dei farmaci in casa.
Promozione di alternative sane e positive per affrontare lo stress, l’ansia e i problemi emotivi, come l’attività fisica, la mindfulness e il supporto psicologico.
Interventi specifici per le ragazze, per affrontare le problematiche legate all’immagine corporea e all’autostima.
Una riflessione necessaria: verso un approccio più consapevole
L’aumento dell’uso di psicofarmaci tra i giovani è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. È fondamentale promuovere una cultura della salute mentale che valorizzi il benessere psicologico, la resilienza e la capacità di affrontare le difficoltà in modo sano e costruttivo. Solo attraverso un impegno collettivo e una maggiore consapevolezza possiamo proteggere i nostri giovani dai rischi dell’abuso di farmaci e garantire loro un futuro più sereno e appagante.
Conclusione: Navigare le acque insidiose dell’automedicazione giovanile
L’incremento dell’uso di psicofarmaci senza prescrizione tra i giovani non è solo una questione di numeri, ma un sintomo di un disagio più profondo. La pressione per eccellere, l’ossessione per l’immagine e la difficoltà di gestire le emozioni spingono molti adolescenti a cercare soluzioni rapide e facili, spesso a discapito della propria salute. È cruciale che la società nel suo complesso si interroghi sulle cause di questo fenomeno e si impegni a creare un ambiente più accogliente, supportivo e consapevole.
Amici lettori, riflettiamo insieme su un concetto fondamentale della psicologia cognitiva: il bias di conferma. Questo bias ci porta a cercare e interpretare le informazioni in modo da confermare le nostre credenze preesistenti. Nel contesto dell’automedicazione, un giovane che crede che un farmaco possa migliorare le sue performance scolastiche sarà più propenso a notare e ricordare le esperienze positive legate all’uso di quel farmaco, ignorando o minimizzando gli effetti negativi.
Un concetto avanzato, ma altrettanto rilevante, è quello della terapia metacognitiva*. Questa terapia si concentra sulla modificazione dei processi di pensiero che mantengono i disturbi psicologici. Nel caso dell’abuso di psicofarmaci, la terapia metacognitiva può aiutare i giovani a identificare e modificare le credenze disfunzionali sui farmaci, a sviluppare strategie di coping più efficaci e a migliorare la consapevolezza dei propri processi mentali.
Vi invito a riflettere: cosa possiamo fare, come individui e come comunità, per aiutare i nostri giovani a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé, una maggiore resilienza e una maggiore capacità di affrontare le sfide della vita senza ricorrere a scorciatoie pericolose? La risposta a questa domanda è fondamentale per costruire un futuro più sano e sereno per le nuove generazioni.