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Allarme giovani: l’automedicazione psicotropa è in vertiginoso aumento

Un nuovo studio rivela un picco nell'uso di psicofarmaci senza prescrizione tra gli adolescenti: scopri le cause, i rischi e le strategie per proteggere la salute mentale dei nostri ragazzi.
  • L'11% degli adolescenti usa psicofarmaci senza prescrizione dal 2010.
  • 960.000 giovani italiani tra i 15 e i 19 anni hanno assunto sostanze.
  • Il 5% degli studenti usa farmaci per dormire, il 1,7% per l'umore.

Un Fenomeno in Crescita: L’Automedicazione tra i Giovani

Negli ultimi anni, si è assistito a un incremento significativo dell’uso di psicofarmaci senza prescrizione medica tra i giovani. Questo fenomeno, sempre più diffuso, solleva interrogativi profondi sulle cause, i rischi e le possibili strategie di prevenzione. L’analisi di questo trend richiede un approccio multidisciplinare, che tenga conto dei fattori psicologici, sociali e comportamentali che influenzano le scelte dei giovani.

Un recente studio ha evidenziato che l’11% degli adolescenti ha fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione medica, il dato più alto registrato dal 2010. Questo dato allarmante non solo sottolinea la portata del problema, ma evidenzia anche la necessità di interventi mirati e tempestivi. Il consumo di psicofarmaci senza controllo medico rappresenta un rischio concreto per la salute mentale e fisica dei giovani, con potenziali conseguenze a lungo termine.

Il congresso nazionale della Società Italiana Tossicodipendenze (Sitd) ha posto l’accento sull’aumento dei casi di disturbi dell’umore e d’ansia, che spesso conducono all’automedicazione. La facile disponibilità di tali sostanze, sia in casa che online, favorisce comportamenti di auto-prescrizione, esponendo i giovani a rischi significativi. L’uso improprio di farmaci come il fentanil e altri oppiacei, pur utili nel controllo del dolore, può creare situazioni di grave pericolo per la salute se assunti al di fuori del monitoraggio sanitario.

In Italia, circa 960.000 giovani tra i 15 e i 19 anni, pari al 39% della popolazione in questa fascia d’età, hanno assunto una sostanza psicoattiva illegale nel corso della vita. Circa 680.000 studenti ne hanno fatto uso nell’ultimo anno. Questi dati evidenziano una stretta correlazione tra il consumo di sostanze e comportamenti problematici come il gioco d’azzardo e l’uso eccessivo di tecnologie digitali. L’emergere delle cosiddette smart drugs, droghe di origine naturale e sintetica a basso costo, complica ulteriormente il quadro, rendendo necessario un approccio integrato e multifattoriale per affrontare il problema.

Le ragazze sembrano essere più inclini all’automedicazione rispetto ai coetanei maschi. Questo fenomeno è legato, in parte, al desiderio di dimagrire e migliorare l’aspetto fisico, ma anche allo stigma associato al consumo di sostanze illecite. Le ragazze tendono a evitare comportamenti stigmatizzanti, preferendo l’uso di psicofarmaci, spesso percepiti come meno rischiosi e facilmente reperibili in casa.

Uno studio condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr ha rivelato che il 10,5% dei ragazzi ha consumato psicofarmaci senza prescrizione medica nella propria vita, il 6,6% nell’ultimo anno e il 4,0% nell’ultimo mese. Le motivazioni principali includono il miglioramento della performance scolastica (46,8% per i farmaci per l’attenzione), il miglioramento dell’aspetto fisico (72,5% per i farmaci per le diete) e il desiderio di stare meglio con sé stessi (54,6% per i farmaci per l’umore). Alcuni giovani utilizzano questi farmaci anche con il solo scopo di “sballarsi”, spesso combinandoli con alcol o cannabis per aumentarne gli effetti.

La pandemia di Covid-19 ha esacerbato il problema, rendendo più difficile l’accesso a sostanze illecite e aumentando la disponibilità di psicofarmaci in casa. I giovani hanno imparato a farne uso, spesso come forma di auto-cura per ansia e paura. Tuttavia, è importante sottolineare che l’automedicazione può comportare rischi significativi per la salute mentale e fisica, soprattutto se effettuata senza un adeguato controllo medico.

Cause Comportamentali e Cognitive dell’Automedicazione

L’automedicazione psicotropa tra i giovani non è un fenomeno casuale, ma il risultato di una complessa interazione tra fattori comportamentali e cognitivi. Comprendere questi meccanismi è essenziale per sviluppare strategie di prevenzione efficaci. Uno degli aspetti centrali è la percezione del rischio, spesso distorta o sottovalutata. Molti giovani non sono consapevoli dei potenziali effetti collaterali e del rischio di dipendenza associati all’uso di psicofarmaci senza prescrizione. Questa mancanza di consapevolezza è alimentata dalla facile reperibilità di tali sostanze, sia in casa che online, e dalla percezione che, essendo farmaci, siano intrinsecamente sicuri.

La ricerca di sollievo immediato da disagi emotivi è un altro fattore determinante. I giovani, spesso sottoposti a forti pressioni scolastiche, difficoltà relazionali, problemi familiari e incertezze sul futuro, possono cercare soluzioni rapide e facili per affrontare il proprio malessere. L’assunzione di ansiolitici o antidepressivi senza prescrizione viene vista come una “scorciatoia” per superare i problemi, offrendo un sollievo temporaneo ma ignorando le cause profonde del disagio. Questa tendenza è particolarmente evidente tra coloro che cercano di migliorare le proprie performance scolastiche, l’aspetto fisico o l’autostima.

L’influenza dei pari gioca un ruolo significativo nell’automedicazione. Vedere amici o compagni di classe assumere psicofarmaci può normalizzare questo comportamento e incoraggiare altri a fare lo stesso. La pressione sociale e il desiderio di conformarsi al gruppo possono spingere i giovani a sperimentare con tali sostanze, anche senza una reale necessità. La disponibilità online di informazioni e farmaci facilita ulteriormente l’accesso a queste sostanze, creando un ambiente in cui l’automedicazione è percepita come un’opzione valida e accessibile.

Le studentesse, in particolare, utilizzano in percentuale maggiore tutte le tipologie di psicofarmaci analizzate. Questo dato suggerisce che le ragazze possono essere più vulnerabili all’automedicazione a causa di fattori come la maggiore attenzione all’aspetto fisico, la pressione sociale e la tendenza a internalizzare i problemi emotivi. È importante sottolineare che l’automedicazione può comportare rischi significativi per la salute mentale e fisica, soprattutto se effettuata senza un adeguato controllo medico.

La tipologia di psicofarmaci maggiormente utilizzata nel corso dell’ultimo anno è quella dei farmaci per dormire (5%), seguita da quelli per l’umore e le diete (1,7% per entrambe le tipologie) e quelli per l’attenzione (1,2%). Questi dati evidenziano come l’automedicazione sia spesso legata a problemi specifici come l’insonnia, i disturbi dell’umore, i problemi di peso e le difficoltà di concentrazione. Affrontare questi problemi in modo adeguato, attraverso interventi psicologici e medici mirati, è essenziale per prevenire l’automedicazione.

Inoltre, il 18% degli studenti ha utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso del 2021; il 2,8% ne ha fatto un uso frequente e quasi il 10% degli studenti è un “poliutilizzatore”, abusando di almeno due sostanze negli ultimi 12 mesi. Questi dati sottolineano la necessità di un approccio integrato e multifattoriale per affrontare il problema dell’automedicazione e dell’abuso di sostanze tra i giovani.

Le cure farmacologiche nel campo della salute mentale, anche dei bambini e degli adolescenti, sono fondamentali, ma diverso, avvertono gli psichiatri, è il problema dell’uso di psicofarmaci sottratti e utilizzati senza alcun controllo, per uso ricreativo: un nuovo modo di superare i limiti ma che può mettere a rischio la vita. Un fenomeno in crescita costante, tra il 15 e il 20% negli ultimi 5 anni, grazie anche alla loro facilità di reperimento.

Questi psicofarmaci, affermano gli esperti, rappresentano per molti un’ancora di rassicurazione per aumentare le performance scolastiche e i livelli di attenzione, per migliorare l’aspetto fisico quando combinati a farmaci dietetici, per potenziare i livelli di autostima, per sentirsi in forma, migliorando sonno e umore, e molti giovani sono dunque spinti ad assumerli sfuggendo al controllo in famiglia.

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Rischi e Conseguenze dell’Automedicazione sulla Salute Mentale

L’automedicazione psicotropa non è una soluzione innocua ai problemi emotivi dei giovani. Al contrario, comporta una serie di rischi e conseguenze negative per la salute mentale e fisica. Uno dei rischi più immediati è rappresentato dagli effetti collaterali dei farmaci, che possono includere sonnolenza, vertigini, nausea, disturbi dell’umore e altri sintomi spiacevoli. Questi effetti collaterali possono interferire con le attività quotidiane, compromettere le performance scolastiche e lavorative e peggiorare la qualità della vita.

La dipendenza è un altro rischio serio associato all’automedicazione, soprattutto nel caso di benzodiazepine e barbiturici. Queste sostanze possono creare una forte dipendenza fisica e psicologica, rendendo difficile smettere di assumerle anche quando si desidera farlo. La dipendenza può portare a comportamenti compulsivi, problemi relazionali, difficoltà finanziarie e altri problemi gravi.

L’interazione con altre sostanze, come alcol o droghe illegali, può avere conseguenze imprevedibili e pericolose. L’assunzione combinata di psicofarmaci e alcol può aumentare gli effetti sedativi di entrambi, causando problemi di coordinazione, difficoltà respiratorie e perdita di coscienza. L’interazione con droghe illegali può portare a reazioni inaspettate e potenzialmente fatali.

L’automedicazione può mascherare o peggiorare problemi di salute mentale preesistenti. L’assunzione di psicofarmaci senza un’adeguata diagnosi e un piano di trattamento può alleviare temporaneamente i sintomi, ma non affronta le cause profonde del problema. In alcuni casi, l’automedicazione può addirittura peggiorare la situazione, rendendo più difficile la diagnosi e il trattamento appropriato.

L’uso di Rivotril, una benzodiazepina, è diventato popolare tra i giovani, spesso combinato con l’alcol per ottenere un effetto di “spegnimento” cerebrale. Questa pratica, estremamente pericolosa, può portare a gravi conseguenze per la salute, tra cui problemi di memoria, difficoltà di concentrazione, depressione e aumento del rischio di suicidio. L’uso di psicofarmaci a scopo ricreativo, per “sballarsi” o per affrontare le difficoltà dell’adolescenza, è un segnale di allarme che non va sottovalutato.

La mancata aderenza alle indicazioni mediche e l’assunzione di dosi inappropriate possono compromettere l’efficacia dei farmaci e aumentare il rischio di effetti collaterali. L’automedicazione può anche interferire con altri trattamenti medici in corso, rendendo più difficile la gestione di altre patologie.

È fondamentale che i giovani siano consapevoli dei rischi e delle conseguenze negative associate all’automedicazione. L’informazione e la sensibilizzazione sono strumenti essenziali per prevenire questo problema e promuovere un uso responsabile e consapevole dei farmaci.

La mancata consapevolezza dei rischi associati all’automedicazione può portare a comportamenti pericolosi e a conseguenze negative per la salute mentale e fisica dei giovani. È importante promuovere una cultura della consapevolezza e della responsabilità nell’uso dei farmaci, sottolineando l’importanza della consultazione medica e del rispetto delle prescrizioni.

Strategie di Prevenzione Basate sulla Psicologia Cognitiva e Comportamentale

La prevenzione dell’automedicazione psicotropa tra i giovani richiede un approccio integrato e multifattoriale, che tenga conto dei fattori psicologici, sociali e comportamentali che influenzano le scelte dei giovani. Le strategie di prevenzione basate sulla psicologia cognitiva e comportamentale si sono dimostrate particolarmente efficaci nel contrastare questo problema. Uno degli aspetti centrali è la modifica dei pensieri e delle credenze disfunzionali che contribuiscono all’automedicazione.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può aiutare i giovani a identificare e mettere in discussione i pensieri negativi e irrazionali che li spingono a cercare sollievo nell’automedicazione. Ad esempio, un giovane che crede di non essere in grado di affrontare lo stress scolastico senza l’aiuto di farmaci può essere aiutato a sviluppare strategie di coping più efficaci e a modificare la propria percezione delle proprie capacità. La CBT può anche aiutare i giovani a gestire l’ansia, la depressione e altri problemi emotivi in modo più sano e costruttivo.

Lo sviluppo di abilità di problem-solving è un altro aspetto importante della prevenzione. I giovani che si sentono sopraffatti dai problemi e incapaci di trovare soluzioni efficaci possono essere più inclini all’automedicazione. La CBT può insegnare ai giovani a definire i propri problemi in modo chiaro e preciso, a generare soluzioni alternative, a valutare i pro e i contro di ciascuna soluzione e a mettere in pratica la soluzione più appropriata. Questo processo aiuta i giovani a sviluppare un senso di controllo sulla propria vita e a ridurre il bisogno di ricorrere all’automedicazione.

L’educazione sui rischi e le conseguenze negative dell’automedicazione è essenziale per sensibilizzare i giovani e dissuaderli dall’intraprendere questa pratica. È importante fornire informazioni accurate e comprensibili sui potenziali effetti collaterali, sul rischio di dipendenza e sulle interazioni con altre sostanze. L’educazione può essere fornita attraverso programmi scolastici, campagne informative, social media e altri canali di comunicazione.

La promozione di strategie di coping sane e alternative all’uso di farmaci è un altro aspetto importante della prevenzione. I giovani possono essere incoraggiati a praticare attività fisica, a meditare, a dedicarsi ad attività creative, a trascorrere tempo con amici e familiari e a cercare supporto psicologico quando necessario. Queste attività possono aiutare i giovani a gestire lo stress, a migliorare l’umore e a sviluppare un senso di benessere generale.

Il coinvolgimento dei genitori e degli altri adulti significativi nella vita dei giovani è fondamentale per la prevenzione. I genitori possono essere informati sui segnali di allarme dell’automedicazione e incoraggiati a parlare apertamente con i propri figli dei problemi emotivi e delle pressioni che affrontano. È importante creare un ambiente familiare di supporto e comprensione, in cui i giovani si sentano a proprio agio nel condividere le proprie difficoltà.

Le scuole possono svolgere un ruolo chiave nell’educare i giovani sui rischi per la salute mentale e nell’offrire supporto psicologico a chi ne ha bisogno. È importante promuovere una cultura della consapevolezza e della responsabilità nell’uso dei farmaci, sottolineando l’importanza della consultazione medica e del rispetto delle prescrizioni.

Infine, è importante affrontare i fattori di rischio a livello di contesto, come la pressione sociale, la mancanza di opportunità e la disuguaglianza. Creare un ambiente sociale più sano e supportivo può aiutare i giovani a sviluppare resilienza e a ridurre il bisogno di ricorrere all’automedicazione.

Oltre la Pillola: Coltivare Resilienza e Benessere

In definitiva, affrontare il problema dell’automedicazione psicotropa tra i giovani significa andare oltre la semplice somministrazione di farmaci e concentrarsi sulla promozione di un benessere psicologico duraturo. Significa coltivare la resilienza, incoraggiare l’espressione emotiva e fornire ai giovani gli strumenti necessari per affrontare le sfide della vita in modo sano e costruttivo.

Immagina la mente come un giardino: se trascurato, le erbacce (pensieri negativi e comportamenti disfunzionali) prenderanno il sopravvento. La psicoterapia, in questo senso, è come un giardiniere esperto che aiuta a estirpare le erbacce e a piantare semi di pensieri positivi e strategie di coping efficaci. Questo approccio, basato sulla psicologia cognitiva, ci insegna che cambiando il modo in cui pensiamo e agiamo, possiamo trasformare il nostro benessere emotivo.

Approfondendo questo concetto, potremmo introdurre la nozione di flessibilità psicologica, un concetto avanzato nella psicologia comportamentale contestuale. La flessibilità psicologica si riferisce alla capacità di essere pienamente presenti nel momento attuale, accettando le proprie esperienze interiori (pensieri, emozioni, sensazioni) senza giudizio, e di agire in linea con i propri valori, anche di fronte alle difficoltà. Coltivare la flessibilità psicologica significa imparare a “surfare” sulle onde delle emozioni, accettando che la vita è fatta di alti e bassi, e che non possiamo controllare tutto ciò che ci accade, ma possiamo controllare il modo in cui reagiamo.

Ti invito a riflettere su come coltivi la tua resilienza e il tuo benessere emotivo. Quali sono le tue “erbacce” mentali? E quali sono i “semi” che vorresti piantare nel tuo giardino interiore? Prendersi cura della propria salute mentale è un atto di amore verso sé stessi e un investimento nel proprio futuro.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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