E-Mail: [email protected]
- I neonati formano ricordi: l'ippocampo si attiva durante la codifica.
- La memoria statistica aiuta a estrapolare modelli dagli eventi.
- I ricordi si concretizzano a 3-4 anni con lo sviluppo del linguaggio.
- Società occidentali: ricordi infantili più precoci rispetto a culture orientali.
- Importante valutare l'impatto di eventi negativi sullo sviluppo.
La Scienza Svela i Segreti dell’Amnesia Infantile
La nostra incapacità di ricordare i primi anni di vita, un fenomeno noto come amnesia infantile, ha da sempre affascinato e incuriosito gli scienziati. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science getta nuova luce su questo mistero, suggerendo che i neonati sono effettivamente in grado di formare ricordi, ma che questi diventano inaccessibili con il passare del tempo. Questa scoperta sfida la precedente ipotesi secondo cui l’amnesia infantile sarebbe dovuta all’immaturità dell’ippocampo, la regione del cervello cruciale per la formazione della memoria.
La ricerca, coordinata da Nick Turk-Browne dell’Università di Yale, ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per monitorare l’attività cerebrale di neonati e bambini piccoli mentre venivano loro mostrate immagini e oggetti nuovi. I risultati hanno rivelato che l’ippocampo dei bambini si attivava durante la visualizzazione degli stimoli, indicando che stavano codificando nuove informazioni. Inoltre, i bambini tendevano a fissare più a lungo le immagini che avevano già visto, suggerendo che le riconoscevano e quindi le ricordavano.
Il Ruolo dell’Ippocampo e della Memoria Statistica
Questi risultati indicano che l’ippocampo dei neonati è in grado di immagazzinare ricordi individuali, contrariamente a quanto si pensava in precedenza. Tuttavia, questi ricordi sembrano svanire nel tempo, lasciando un vuoto nella nostra memoria autobiografica. Una possibile spiegazione è che i ricordi creati durante l’infanzia non vengano immagazzinati in un archivio a lungo termine, oppure che siano ancora presenti nel cervello, ma inaccessibili.
È importante notare che i neonati possiedono anche una forma di memoria diversa, chiamata memoria statistica. Questa memoria consente loro di estrapolare modelli generali dagli eventi a cui assistono, piuttosto che ricordare specifici eventi. “L’apprendimento statistico riguarda l’estrazione della struttura nel mondo che ci circonda”, spiega Turk-Browne. “Questo è fondamentale per lo sviluppo del linguaggio, della visione, dei concetti e altro ancora, quindi è comprensibile che entri in gioco prima della memoria episodica”.

Linguaggio, Cultura e Amnesia Infantile
Un altro fattore che contribuisce all’amnesia infantile è lo sviluppo del linguaggio. La capacità di verbalizzare le esperienze aiuta a organizzare i ricordi in una struttura narrativa, rendendoli più facili da recuperare. Non sorprende che i ricordi della prima infanzia comincino a concretizzarsi attorno all’età di tre o quattro anni, parallelamente a quando la nostra competenza linguistica diventa più sofisticata e articolata.
Inoltre, le indagini interculturali hanno evidenziato una tendenza: i bambini che crescono in società occidentali, che attribuiscono grande valore al racconto soggettivo e personale, mostrano una propensione a ricordare episodi della loro infanzia in un’età più giovane, rispetto a coetanei di culture orientali, dove le memorie tendono a essere meno incentrate sulla prospettiva individuale e più rivolte a aspetti di carattere generale.
La scoperta che i neonati sono in grado di formare ricordi, anche se inaccessibili in età adulta, ha importanti implicazioni per la comprensione del trauma infantile. Considerato che il cervello infantile archivia esperienze di varia natura, persino in assenza di una consapevolezza esplicita, è essenziale valutare le conseguenze che eventi negativi possono avere sul successivo sviluppo.
Rimane da accertare per quanto tempo persistano effettivamente tali tracce mnesiche, e se vi sia una possibilità di risvegliarle in futuro.
Comprendere la durata effettiva di tali ricordi e l’eventuale fattibilità di una loro riattivazione durante l’età adulta rappresenta una sfida ancora aperta.
Si tratta di chiarire la persistenza reale di queste impronte nella memoria e verificare se, e come, possano essere recuperate in età adulta.
Prospettive Future: Sbloccare i Ricordi Perduti
La ricerca sull’amnesia infantile è in continua evoluzione e apre nuove prospettive sulla comprensione della memoria e dello sviluppo del cervello. La possibilità che i ricordi infantili siano ancora presenti nel cervello, ma inaccessibili, suggerisce che potremmo un giorno essere in grado di sbloccare questi ricordi perduti. Questo potrebbe avere un impatto significativo sulla nostra comprensione di noi stessi e del nostro passato.
Amici lettori, riflettiamo insieme su quanto sia affascinante il mistero della memoria infantile. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, l’amnesia infantile ci ricorda che la