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Attenzione: l’abuso del termine trauma sta danneggiando la società?

Un'analisi critica rivela come l'inflazione del concetto di trauma stia banalizzando le esperienze reali e medicalizzando le difficoltà umane, con un focus sulla resilienza e i pericoli dei falsi ricordi.
  • Molti non sviluppano il PTSD dopo eventi potenzialmente traumatici.
  • Il libro analizza i ricordi riemersi di maltrattamenti infantili.
  • Il concetto di trauma si è esteso oltre la definizione clinica.

Oggi, 29 aprile 2025, il dibattito sulla definizione e sull’impatto del trauma nella società contemporanea è più acceso che mai. L’opera “Miti del Trauma” di Joel Paris, psichiatra di fama e professore alla McGill University di Montreal, pubblicata nel 2024, si inserisce in questo contesto con una prospettiva critica e stimolante. Il libro, edito da Raffaello Cortina Editore, analizza l’uso eccessivo del concetto di trauma nella psicologia moderna, sollevando interrogativi fondamentali sulla sua definizione, diagnosi e implicazioni sociali.

L’Inflazione del Concetto di Trauma

Negli ultimi anni, il termine “trauma” ha subito un’inflazione semantica, estendendosi a esperienze che vanno ben oltre la definizione clinica originaria. Paris non nega l’esistenza e la gravità dei traumi reali, come abusi, violenze o gravi negligenze, ma mette in guardia contro la tendenza a etichettare come traumatico qualsiasi evento doloroso o stressante. Questa sovraestensione del concetto, secondo l’autore, rischia di banalizzare le esperienze traumatiche vere e proprie e di medicalizzare aspetti della vita che rientrano nella normale gamma delle difficoltà umane. L’opera sottolinea come la definizione stessa di “trauma” sia diventata vaga e imprecisa, portando a una sovradiagnosi del disturbo da stress post-traumatico (PTSD). I criteri diagnostici, ampliati nel corso degli anni, includono ora esperienze che non comportano l’esposizione diretta a un trauma, aumentando il rischio di interpretare erroneamente i sintomi e di attribuire al trauma disturbi di diversa natura.

La Resilienza Umana e il Contesto Biopsicosociale

Uno degli aspetti più rilevanti dell’opera concerne la riflessione sulla resilienza umana. Paris mette in luce come la gran parte degli individui che affrontano eventi caratterizzati da potenziale traumaticità non sviluppi il PTSD. È importante notare che la sofferenza non si configura come un’inevitabile o universale reazione al trauma stesso. Intervengono infatti diversi fattori protettivi quali le risorse psicologiche proprie dell’individuo, le reti di supporto sociale e le singolarità nel modo di gestire lo stress; tutti questi elementi rivestono un’importanza cruciale nell’efficacia con cui viene elaborata l’esperienza traumatica. L’autore suggerisce dunque una reintegrazione della prospettiva biopsicosociale nell’analisi dei disagi psicologici; egli rimarca che ogni forma di malessere mentale scaturisce da una intricata interrelazione tra predisposizioni biologiche ereditarie, circostanze ambientali vissute e reazioni soggettive adottate dalla persona coinvolta. Pertanto, la terapia andrebbe concepita in modo tale da evitare l’accentramento sull’individuazione di traumi sepolti per rivolgere invece l’attenzione all’attualità dell’individuo stesso lavorando attivamente sulle sue risorse inerenti ed abilità adattative.

La Cultura del Trauma e i Ricordi Recuperati

Paris affronta anche le implicazioni sociali e politiche della “cultura del trauma”, in cui il trauma è diventato una lente attraverso cui interpretare non solo le storie personali, ma anche quelle collettive. Questa prospettiva, pur legittimando il dolore, rischia di fossilizzarlo in identità vittimistiche. *Un’ampia parte del volume è dedicata alla problematica dei ricordi riemersi, in particolare a memorie di maltrattamenti infantili che affiorano in età adulta, frequentemente durante percorsi terapeutici. Paris raccomanda prudenza, evidenziando che tali memorie potrebbero essere il risultato di ricostruzioni, influenzate dal contesto, dalla suggestionabilità o da aspettative sottintese, e non sempre riflettono eventi realmente verificatisi. La seconda sezione del libro si concentra sulle patologie concomitanti al PTSD e sulla proposta di un PTSD “complesso”, ideato per spiegare manifestazioni sintomatologiche più estese e di lunga durata correlate a traumi cronici. Paris rimane scettico, ritenendo che molti dei sintomi attribuiti al PTSD complesso siano meglio inquadrabili in termini di disturbi di personalità.

Oltre l’Etichetta: Comprendere la Complessità della Sofferenza

“Miti del Trauma” non è solo un’analisi critica del concetto di trauma, ma anche un invito a un approccio più complesso e sfumato alla sofferenza umana. Paris ci ricorda che la psiche umana è complessa e che il dolore non sempre ha una causa unica. Guarire non significa necessariamente scavare nel passato alla ricerca di un colpevole, ma piuttosto lavorare con ciò che la persona è oggi, nel presente, aiutandola a sviluppare le risorse necessarie per affrontare le sfide della vita.

Un Approccio Integrato alla Salute Mentale: Oltre la Semplice Etichetta di “Trauma”

Il libro di Joel Paris ci invita a riflettere profondamente sull’uso del termine “trauma” e sulle sue implicazioni nella nostra società. È fondamentale riconoscere che la sofferenza umana è complessa e multifattoriale, e che non può essere ridotta a una singola etichetta diagnostica.*

Una nozione base di psicologia cognitiva ci ricorda che i nostri schemi mentali, ovvero le strutture cognitive che organizzano le nostre conoscenze ed esperienze, influenzano il modo in cui interpretiamo gli eventi. Se siamo portati a vedere il trauma ovunque, rischiamo di distorcere la realtà e di limitare la nostra capacità di resilienza.

A un livello più avanzato, la psicologia comportamentale ci insegna che i nostri comportamenti sono influenzati dalle conseguenze che ne derivano. Se l’etichetta di “trauma” ci porta a evitare situazioni che ci mettono a disagio, rischiamo di rinforzare un circolo vizioso di evitamento e di limitare la nostra capacità di affrontare le sfide della vita.

È importante sviluppare una maggiore consapevolezza dei nostri schemi mentali e dei nostri comportamenti, e di imparare a sfidare le credenze limitanti che ci impediscono di vivere una vita piena e significativa.
Riflettiamo: quanto spesso utilizziamo la parola “trauma” per descrivere le nostre esperienze? Siamo consapevoli delle implicazioni di questa etichetta? Siamo aperti a considerare altre possibili spiegazioni per la nostra sofferenza? Spero che questo articolo possa stimolare una riflessione personale e un approccio più consapevole alla salute mentale.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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