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Israele: la salute mentale è la prossima linea del fronte?

Il conflitto ha triplicato i casi di assistenza psicologica tra i militari, ma le conseguenze si estendono a tutta la popolazione. Scopri come Israele sta affrontando questa crisi silenziosa.
  • Aumentati i militari con assistenza psicologica: circa 6.400.
  • Il 30% dei soldati feriti ha subito danni emotivi.
  • Aumento del 30% nelle richieste di supporto per abusi sui minori.

L’onda invisibile: la crisi di salute mentale in Israele

Dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza, il 7 ottobre 2023, lo Stato d’Israele si trova di fronte a una crisi di salute mentale senza precedenti. Il Ministero della Difesa israeliano ha <a class="crl" href="https://www.mind-bullet.it/salute-mentale/qual-e-il-vero-impatto-psicologico-della-guerra-sui-soldati-israeliani/”>segnalato un aumento impressionante di casi trattati nei centri per la riabilitazione psichiatrica: circa 6.400 militari necessitano di assistenza psicologica, un numero che triplica il totale dei veterani sottoposti a cura durante l’anno precedente. Questa grave situazione, evidenziata dal Jerusalem Post, mette in luce l’esistenza di ferite interiori, silenti ma molto profonde, tra coloro che hanno difeso il paese.

Traumi di guerra: ferite invisibili e conseguenze a lungo termine

Le statistiche mostrano una situazione preoccupante: il 30% dei soldati feriti durante il conflitto ha subito danni emotivi, con il 60% di questi che combatte contro il disturbo da stress post-traumatico (PTSD). *Questo subdolo avversario non fa distinzioni, affliggendo persone di ogni età e sesso. Il Professor Hilik Levkovitch, presidente e direttore del “Merhavim”, il più grande ospedale psichiatrico in Israele, sottolinea come l’attacco di Hamas abbia generato traumi profondi, causando un aumento dei casi di PTSD, depressione e ansia.

La guerra non pesa solo sui soldati. Coloro che hanno vissuto l’esperienza traumatica del festival Nova – manifestazione originariamente concepita come simbolo di gioia e libertà – si ritrovano ora prigionieri in uno scenario da incubo interminabile. Le loro voci esprimono profonda angoscia attraverso lamenti strazianti, richiedendo con urgenza supporto e assistenza. Gli operatori sanitari, insieme a educatori e soccorritori, stanno fronteggiando un’ondata di pressione imponente mentre affrontano una lotta che non è stata da loro scelta. Stando alle dichiarazioni fornite dall’Associazione israeliana per la protezione dell’infanzia (ELI), c’è stato un inquietante incremento del 30% nelle domande di supporto relative ad abusi fisici, sessuali ed emotivi: questo dato sottolinea come le conseguenze della guerra colpiscano duramente anche le fasce più vulnerabili della società.

L’eredità del trauma: un fardello intergenerazionale

La crisi di salute mentale in Israele è ulteriormente aggravata dal trauma trasmesso dall’Olocausto. Per molti cittadini israeliani, la memoria della Shoah rappresenta una presenza ininterrotta, un’ombra persistente nella loro quotidianità. Diverse indagini hanno evidenziato che il dolore dell’Olocausto si propaga di generazione in generazione, impattando in modo significativo la psiche collettiva.* Questo “identificazione radioattiva” con la Shoah crea un’eredità di sofferenza che si manifesta in modi sottili ma significativi, intrecciandosi con le sfide della vita moderna e alimentando la crisi della salute mentale.

Strategie di intervento e resilienza

Nonostante le difficoltà attuali, Israele, attraverso una serie articolata di misure strategiche, si sta adoperando per far fronte all’emergenza in corso. È avvenuta una ristrutturazione profonda del sistema sanitario, con ospedali assegnati a gestire settori specifici ed un appello al reclutamento degli specialisti medici andati in pensione. Sul fronte militare, l’esercito ha introdotto un metodo innovativo per trattare il PTSD nei propri soldati; nel contempo gli ostaggi beneficiano di assistenza psicologica mirata e competente. Il Professor Levkovitch, esperto nel campo della salute pubblica, evidenzia quanto sia fondamentale garantire servizi sanitari accessibili tramite strumenti moderni come la telemedicina ed enfatizza anche la necessità di salvaguardare il benessere mentale dei più piccoli.
In aggiunta a tutto ciò, ciò che apprendiamo dall’esperienza vissuta dalla seconda generazione dei sopravvissuti alla Shoah costituisce un bagaglio prezioso da cui trarre insegnamenti riguardo al trattamento del trauma. In questo contesto sociale emergente risaltano l’importanza delle interazioni fra giovani ed il valore del supporto reciproco nel superamento delle avversità quotidiane: uno scambio umano cruciale che può creare resilienza nelle fasi più critiche dell’esistenza umana; allo stesso modo è essenziale dotare ciascun militante della capacità necessaria ad assistere i compagni feriti durante le operazioni belliche: tale preparazione potrebbe invertire dinamicamente sentimenti distruttivi come paura o orrore trasformandoli in azioni decisive sul campo, e al contempo evitare quella sensazione opprimente tanto diffusa sotto forma di colpevolezza o vergogna indesiderate.

Oltre la battaglia: la necessità di una tregua interiore

La guerra in Israele sta logorando non solo i militari, ma anche centinaia di migliaia di famiglie. Molti riservisti hanno dovuto lasciare il lavoro, aumentando le preoccupazioni economiche e il rischio fisico. Il trauma di questi mesi marcherà Israele per anni, un Paese che dovrà confrontare il proprio futuro con un altro popolo traumatizzato, i palestinesi. In questo contesto, è fondamentale riconoscere che per vincere “questa guerra” non basterà il mitra, ma sarà necessario trovare una tregua interiore, una pace che permetta di superare la paura e l’angoscia.

Un invito alla riflessione: resilienza e connessione umana

Stimati lettori,
in presenza della travagliata realtà attuale caratterizzata da profonde sofferenze collettive, non possiamo trascurare il principio della resilienza. Questo termine psicologico indica quella peculiarità dell’essere umano in grado di affrontare eventi traumatici ed elaborarne positivamente gli effetti devastanti;
in particolare nel caso del popolo israeliano emerge chiaramente quanto sia cruciale per loro riconoscere ed accogliere i momenti bui come occasioni per costruire solidarietà reciproca.
Tuttavia va sottolineato che l’atto stesso della resilienza risulta insufficiente. Essenziale rimane altresì il potere intrinseco alla connessione umana; ovvero l’arte d’intessere relazioni significative fra individui permettendo uno scambio profondo delle esperienze vissute al fine d’offrire sostegno genuino a chi versa in difficoltà.
In scenari drammaticamente tesi come quello attuale
dove ogni tessera sociale può risultare minacciata , diviene imprescindibile costruire nuovi spazi dedicati all’ascolto reciproco, incoraggiando attività dialogiche improntate sulla comprensione sincera.

All’interno delle riflessioni correlate alla psicologia traumatologica emerge inoltre il tema affascinante della Crescita Post-Traumatica CRESCITA POST-TRAUMATICA; fenomeno che scopriamo manifestarsi quando una persona,
dopo aver subito ripercussioni devastanti produce all’interno dei suoi processi emotivi effetti benefici: registriamo spesso oltre ad uno sviluppo interiore rivisitazioni approfondite nel riconoscimento delle relazioni sociali circostanti;
questa crescita personale può talvolta includere anche nuove visioni rispetto al sacro o addirittura ad aspetti fondamentali dell’esistenza quotidiana. La cosiddetta crescita post-traumatica è un processo che non consiste nel rinnegare il dolore o nell’attenuare le avversità; al contrario, essa invita ciascuno a ricercare un senso e uno scopo attraverso la propria storia personale, rivestendo il trauma della capacità di diventare un prezioso veicolo di forza ed emotiva ispirazione.

Invito tutti voi a una profonda introspezione riguardo a questi argomenti e a contemplarli nella vostra esistenza quotidiana. In quali modi potete nutrire la resilienza quando vi trovate davanti alle sfide? Come riuscite a instaurare relazioni umane dotate di vera sostanza? In quale modo potreste reinterpretare i vostri eventi traumatici come occasioni per evolvervi personalmente? Trovare risposta ai quesiti qui sopra può rivelarsi cruciale per superare situazioni ostiche, rendendo così la vita più ricca e pienamente realizzata.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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