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- Il medico 72enne è accusato di aver somministrato farmaci dannosi.
- Una paziente ha perso 18 kg in soli 20 giorni.
- Ricovero urgente per una paziente dopo meno di un mese di assunzione.
Il caso del medico sotto processo: un intreccio di salute, estetica e legalità
Il 29 aprile 2025, il tribunale di Ancona diventa il fulcro di un dibattito che pone seri interrogativi sull’etica professionale in ambito medico e sulla tutela dei pazienti. Sotto accusa, un settantaduenne originario di Foligno, ma attivo professionalmente a Senigallia, è chiamato a rispondere di somministrazione di farmaci dannosi per la salute e di falsità ideologica. L’inchiesta, condotta dai Carabinieri del NAS a partire dal 2018, ha rivelato una prassi allarmante: la prescrizione, a pazienti desiderosi di dimagrire, di preparazioni farmaceutiche galeniche contenenti psicotropi e antidepressivi, presentati come innocui integratori alimentari.
La vicenda, sviluppatasi tra il 2017 e il 2018, coinvolge donne desiderose di recuperare la linea perduta a seguito di parti o aumenti di peso. Il professionista, con specializzazione anche in medicina estetica, avrebbe compilato ricette mediche attestando falsamente condizioni mediche inesistenti, quali ipertiroidismo, diabete e rinocongiuntivite acuta, al fine di giustificare la dispensazione di medicinali di libera vendita come metformina, transene, alprazolam e fluoxetina. Tali sostanze, abbinate a ingredienti naturali come tarassaco e ananas, venivano poi manipolate in farmacie compiacenti, senza che i pazienti ne fossero a conoscenza.

Testimonianze scioccanti: tra istinti suicidi e patologie riacutizzate
La testimonianza di una trentottenne di Mondolfo, depositata in aula, dipinge un quadro inquietante delle conseguenze di tale operato. La donna, dopo aver assunto le pillole per meno di un mese, necessitò di un ricovero urgente nel reparto di gastroenterologia a causa di una forte febbre. “Mi davano una sensazione di depressione con istinti al suicidio“, ha dichiarato, specificando di aver perso 18 kg in soli 20 giorni. Gli effetti sulla sua salute furono devastanti, culminando nella riattivazione di una patologia congenita precedentemente in fase di remissione.
Un’altra assistita, di origine milanese ma residente a Senigallia, ha raccontato di essersi rivolta al medico in seguito a un aumento di peso dovuto alla gravidanza. *Dopo il parto, una signora proveniente da Milano, ma domiciliata a Senigallia, decise di consultare il medico imputato a causa del significativo aumento di peso.*. Le era stata prescritta una dieta e dei medicinali da far preparare in farmacie indicate dal medico stesso. Tra gli ingredienti, anche medicine per la tiroide secca, di cui non soffriva, e un antidepressivo, la fluoxetina. Nonostante le sue perplessità, il medico l’aveva rassicurata, minimizzando i rischi.
Le accuse e la difesa: un braccio di ferro legale
Il medico rigetta con forza le accuse, sostenendo di essere sempre stato assolto in procedimenti simili. La difesa punta il dito sulla mancanza di prove concrete e sulla buona fede del professionista, che avrebbe agito nel solo interesse dei suoi pazienti. Tuttavia, l’accusa è ferma nel suo intento di dimostrare la pericolosità della condotta del medico, che avrebbe messo a rischio la salute dei suoi pazienti in cambio di un facile guadagno.
La farmacista di Fabriano, sentita come testimone, ha confermato di essere a conoscenza del divieto ministeriale di utilizzare determinati farmaci a scopo dimagrante, a causa dei gravi problemi di salute che potevano causare. Nonostante ciò, le venivano richieste ricette per preparare soluzioni galeniche con dosaggi vietati, come se si volesse agire “sottobanco senza lasciare traccia”.
Oltre il processo: riflessioni sulla salute mentale e l’immagine corporea
Questo caso solleva interrogativi cruciali sul rapporto tra salute mentale, immagine corporea e medicina estetica. La ricerca di un corpo perfetto, spesso alimentata da modelli irrealistici proposti dai media, può spingere le persone a ricorrere a soluzioni drastiche e potenzialmente dannose, come l’assunzione di farmaci non prescritti o l’adesione a diete squilibrate.
È fondamentale promuovere una cultura della salute mentale che valorizzi l’accettazione di sé e la cura del proprio benessere psicologico, piuttosto che la ricerca ossessiva della perfezione estetica. I professionisti della salute, in particolare i medici, hanno la responsabilità di informare correttamente i pazienti sui rischi e i benefici dei trattamenti proposti, evitando di alimentare false speranze o di prescrivere farmaci in modo inappropriato.
Un monito per il futuro: la responsabilità della cura
Il processo in corso rappresenta un monito per il futuro, un invito a riflettere sulla responsabilità che ogni professionista della salute ha nei confronti dei propri pazienti. La fiducia che le persone ripongono nei medici è un bene prezioso, che non può essere tradito in nome del profitto o della superficialità.
È necessario rafforzare i controlli sulle prescrizioni mediche e sulle preparazioni galeniche, per evitare che si ripetano casi come questo. Allo stesso tempo, è fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza tra i cittadini sui rischi legati all’assunzione di farmaci non prescritti e sull’importanza di rivolgersi a professionisti qualificati per affrontare i problemi di salute mentale e di immagine corporea.
Amici, riflettiamo un attimo su questa vicenda. La psicologia cognitiva ci insegna che le nostre credenze e aspettative influenzano la nostra percezione della realtà. Se crediamo che una pillola possa risolvere i nostri problemi di peso, saremo più propensi a ignorare i potenziali rischi e a fidarci di chi ce la propone. Allo stesso modo, la psicologia comportamentale ci spiega che siamo portati a ripetere i comportamenti che ci danno un beneficio immediato, anche se a lungo termine possono essere dannosi.
Un concetto più avanzato è quello della “dissonanza cognitiva”. Quando ci troviamo di fronte a informazioni che contraddicono le nostre credenze, proviamo un disagio psicologico che cerchiamo di ridurre, ad esempio razionalizzando il nostro comportamento o negando le evidenze. In questo caso, una persona che assume psicofarmaci per dimagrire potrebbe minimizzare i rischi per ridurre la dissonanza tra la sua convinzione di fare qualcosa di giusto e la consapevolezza che sta assumendo farmaci potenzialmente pericolosi.
Proviamo a chiederci: quali sono le nostre credenze sul corpo perfetto? Siamo disposti a mettere a rischio la nostra salute per raggiungere un ideale estetico irrealistico? E come possiamo aiutare gli altri a sviluppare un’immagine corporea più positiva e realistica?
- Sito ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, utile per informazioni sulle indagini del NAS.
- Sito istituzionale del Ministero della Salute, cruciale per informazioni ufficiali sui farmaci.
- Definizione e caratteristiche dei preparati galenici a scopo dimagrante.
- Approfondimento sull'abuso di benzodiazepine, farmaci prescritti nel caso.